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Patriottismo

Giugno 9th, 2009 2 Comments   Posted in DIASPORA

 

Patriottismo

(Siamo quello che mangiamo)

 

      Mi capita spesso ultimamente di “incontrare” dei miei connazionali di diverse estrazioni sociali, così inorriditi da tutto quello che ha da fare con: romeno, Romania, Dacia, ecc., e in contemporanea soddisfattissimi dell’Eden chiamato Italia.

      Anch’io sono innamorato dell’Italia , altrimenti non ci resterei. Ma da qui ad arrivare a buttare fango sul tuo popolo e Patria, mi sembra assolutamente incomprensibile.

       Per fortuna loro, la Securitate non esiste più (almeno così si pensa!), perché, fossi io al loro posto, mi guarderei bene prima di fare un salto a casa.

      Molti si pretendono intellettuali (magari lo sono anche!) e si proclamano nauseati dalla plebe di manovali, badanti, ma anche dalla classe politica, dalle istituzioni, dalla Cultura,ecc., insomma, da tutto quello che “hanno lasciato alle spalle”. Adesso sono capitati nel paese di bengodi: si sono fatti una situazione, non hanno bisogno dei connazionali, addirittura si guardano bene dal parlare la madre lingua; però fanno delle associazioni romeno-italiane e mettono delle volte anche un “leader” italiano, considerando che noi non dobbiamo sputare nel piatto dove mangiamo.

      Vero è che anche in Romania ci sono quelli della stessa “formazione”, che invece di approfittare della loro posizione privilegiata, non fanno altro che mettersi cenere in testa e sognare di andare “fuori”. Molti di questi sono magari gli stessi che vendevano il loro paese (al grido “Nu ne vindem tara!”) e che godevano nel vedere i minatori ristabilire l’ordine a Bucarest.

      Io a tutti questi voglio spiegare un po’ come si diventa uomini.

      Per gli intellettuali di qualsiasi formazione, non è una novità (spero!), che le “particelle” di cui siamo fatti, provengono dal habitat nel quale abbiamo visto la luce (Ciorogarla, Ghimpati, Bolintin, ecc.), dove abbiamo mangiato, studiato, amato, ecc durante i primi anni della nostra esistenza. Per uno che lascia questo ambiente, si dice che ci vogliano circa 20 anni per avere un “ricambio” cellulare quasi completo. L’unico organo che non si sottopone a questa regola di rimaneggiamento, sembra che sia il CERVELLO, il quale si ostina a rimanere intoccabile (per via del fatto che non si rigenera praticamente mai nella vita); subisce solo delle “perdite“ inerenti all’avanzamento in età.

      La mia conclusione è che quelli appena arrivati, oppure quelli in procinto di arrivare, non sono altro che “corpi estranei” per almeno 20 anni, per non parlare del loro cervello, destinato a morire senza materia acquisita durante la loro emigrazione, avvenuta troppo tardi.

      Si troverà sempre un Bossi, Borghezio, ecc., a ricordarvi questa realtà, per non dire che molti “torneranno nella melma”, vista la crisi in atto. Saranno in pochi a “prendere nuove radici” e molti non sapranno cosa dirsi davanti ad uno specchio chiamato: Romania. Se non si guarderanno sarà ancora peggio per loro.

 

      Voi di che categoria siete?